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Piccole e medie imprese 2025, la soluzione italiana: PMI e mercato interno.

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2025, la soluzione italiana: PMI e mercato interno
2025, la soluzione italiana: PMI e mercato interno

La verità è che sono decenni che arranchiamo e che solo l'innata capacità tutta italiana di trovare soluzioni semplici a problemi complessi e di adattarsi ad ogni situazione ci ha permesso di andare avanti anche con una crescita economica insignificante rispetto ad altri paesi europei.

D'altronde, il panorama economico globale ha imposto sfide sempre più complesse all'Italia e a questa Europa a cui siamo strettamente vincolati. Da un lato, la recente minaccia dei super-dazi americani metterà seriamente in crisi il nostro export, dall’altro, la straordinaria capacità industriale e produttiva della Cina ha affossato una parte della grande industria europea e di conseguenza le PMI che da questa dipendevano, inoltre ha aumentato la concorrenza sui mercati internazionali. Non dimentichiamo però la capacità siderurgica di un colosso come l'India e, dulcis in fundo, l'esorbitante aumento del costo dell'energia dovuto alla crisi ucraina dalla quale ne usciremo, se e quando, devastati.

Di fronte a questo scenario, l’unica soluzione realmente percorribile per le piccole e medie imprese italiane è quella di rafforzare il mercato interno, senza però trascurare la necessità di diversificare e individuare nuove opportunità all’estero. Non il solito "estero", è necessario rivolgersi alle economie emergenti che abbiamo molto spesso snobbato per favorire mercati nell'immediato più interessanti, con pochissima lungimiranza.

Diventa fondamentale che le imprese non si limitino a guardare solo all’Italia, ma inizino ad esplorare nuovi mercati oltre ai tradizionali partner europei e americani. L’Africa, il Sud-Est asiatico e l’America Latina rappresentano territori ancora poco sfruttati, ma con enormi potenzialità. Bisogna creare le condizioni per supportare le aziende nell’accesso a questi mercati, offrendo agevolazioni per la penetrazione commerciale e promuovendo accordi bilaterali che favoriscano le esportazioni.

Le PMI italiane costituiscono il cuore pulsante della nostra economia, rappresentando oltre il 90% del tessuto imprenditoriale. La loro caratteristica distintiva è la flessibilità, un vantaggio che, se adeguatamente supportato, può tradursi in una capacità di adattamento ai cambiamenti di mercato più rapida rispetto alle grandi multinazionali. Tuttavia, questo non basta: il mercato interno deve essere rafforzato attraverso una strategia economica chiara e decisa. Non possiamo pensare che le PMI possano reggere il peso della competizione globale e contemporaneamente quello di un rilancio del mercato interno senza un intervento strutturale da parte della politica.

Lo Stato ha il compito di adottare iniziative volte a stimolare la domanda interna, persino a costo di misure protezionistiche, se necessarie, per frenare l’importazione di beni stranieri di bassa qualità. Non è (più) accettabile che il nostro mercato venga invaso da prodotti che, oltre a essere meno durevoli, spesso non rispettano gli standard ambientali e sociali che invece le imprese italiane seguono con rigore.
Il consumatore italiano deve essere incentivato a scegliere prodotti nazionali, e questo si può ottenere sia attraverso agevolazioni fiscali mirate sia con campagne di sensibilizzazione che valorizzino il Made in Italy.

Sì, questa è una logica che sa di stantio, ma nelle condizioni attuali torna ad essere validissima. Oggi e per il futuro.

Un altro settore che non possiamo più permetterci di trascurare è quello del riutilizzo, della riparazione e del riciclo. Si tratta di un ambito che non solo genererebbe un elevato numero di posti di lavoro, ma che rappresenterebbe anche un passo importante verso un modello di economia circolare più sostenibile. In un momento in cui le risorse sono sempre più limitate e la sensibilità ambientale cresce, il mercato della riparazione e del riciclo potrebbe diventare una delle colonne portanti della nostra economia. Per questo, servono incentivi e normative che facilitino il recupero di materiali e prodotti, riducendo la dipendenza dalle importazioni e abbattendo i costi per le aziende e i consumatori.

L’Italia ha le competenze, le risorse e il know-how per affrontare questa sfida. Ciò che manca è una strategia politica ed economica lungimirante, capace di sostenere le imprese nel breve e nel lungo periodo. Non possiamo più permetterci di restare passivi, attendendo che la situazione internazionale migliori da sola. È il momento di agire con decisione, rafforzando il nostro mercato interno e aprendoci a nuove opportunità estere. Solo così potremo garantire una crescita stabile e sostenibile per il futuro del nostro Paese.

Ci sono professionisti esperti, come me, che possono assistere le aziende in questo cambiamento epocale in termini di posizionamento, comunicazione e gestione interna, senza snaturarle.

Carlo RECALCATI

Foto di Carlo RecalcatiClasse 1968, studia Fisica a Milano e Antropologia culturale a Bordeaux (Francia).
Oltre alla sua attività professionale, ha instaurato collaborazioni con associazioni, case editrici e riviste, contribuendo con la sua esperienza e il suo know-how in diversi ambiti.
Da sempre appassionato di viaggi, tecnologia, storia e filosofia ha fondato e diretto diverse associazioni di settore e scritto numerosi articoli spaziando dalla ricerca archeologica all'intelligenza artificiale.
Nel 1985 è stato il più giovane membro del Mensa Italia con un QI di 154 sulla Scala di Cattel, pari a 134 Wechsler (WAIS-IV).

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