Mi capita spesso, troppo spesso, di sentire questa frase: "Io ho un'idea geniale. Tu la realizzi. Poi, quando iniziamo a incassare, facciamo a metà."
Tradotta in termini reali: tu lavori gratis, io rischio zero, e se mai dovessimo guadagnare, allora forse ti riconosco qualcosa. Il paradosso è che chi pronuncia questa frase lo fa con naturalezza, quasi fosse la cosa più logica del mondo. Come se l'idea, da sola, avesse un valore assoluto, autosufficiente. Come se bastasse l'intuizione per creare un'impresa.
Come se ti facesse un favore.
Ma la realtà è un'altra: l'idea è solo il primo millimetro. Tutto il resto è execution. Cioè progettazione concreta, sviluppo, errori, test, revisione, correzione, infrastruttura tecnica, debug, resilienza.
È il tempo reale di lavoro, il capitale cognitivo, l'esperienza, l'energia mentale. Quella parte che nessuno vede, ma senza la quale nessuna idea sopravvive.
E no, non è solo una questione di soldi. È una questione di rispetto.
Chi non può permettersi di pagare almeno una parte di quel lavoro, o non è in grado, o non è pronto. È come voler costruire una casa senza neanche il cemento, dicendo che "tanto poi rivendiamo e ci dividiamo". No. Chi lavora gratis sull’idea altrui non è un partner, è un fornitore in attesa di un miracolo.
Certo, esistono le eccezioni: le vere collaborazioni, le alleanze fondate su una visione comune, su una fatica condivisa, su un rischio paritetico. Ma sono rare. E riconoscibili.
Tutto il resto è fuffa. E a volte anche manipolazione.
A livello psicologico, chi propone queste dinamiche manifesta spesso una forma di narcisismo latente: sopravvaluta la propria idea e sottovaluta tutto il lavoro altrui. C'è una fuga sistematica dal rischio, una tendenza a costruire castelli in aria scaricando ogni onere esecutivo sugli altri. Alcuni studi parlano di comportamento parasociale, cioè l'attivazione di una falsa intimità: ti coinvolgono emotivamente, fanno leva sull'entusiasmo o sull'amicizia, ma senza mai metterci nulla di reale. È un modello che si è diffuso nella retorica delle startup e degli "unicorni": tanto storytelling, zero execution. E chi ci crede, spesso si brucia.
Io ho imparato a riconoscerla. E oggi rispondo così: l’idea è tua, il lavoro è mio. Se vuoi il mio lavoro, si comincia con un contratto a fronte di liquidità certa.
Altrimenti, buona fortuna. Il mondo è pieno di gente disposta a lavorare gratis.