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Spazio mentale Clipper, missili e calcolo balistico: diario di leva del 1990

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Raytheon MIM-23 HAWK
Raytheon MIM-23 HAWK

Nel 1990, a ventun anni, mi ritrovai catapultato nel cuore di una delle strutture militari più sensibili della NATO: il Comando missilistico 1° Gruppo di S. Donà di Piave. Allora la leva era obbligatoria, e io ero parte del primo scaglione di quell'anno. Per coincidenza, di lì a poco, il mondo avrebbe assistito allo scoppio della Prima Guerra del Golfo.

Il mio ruolo? Ufficiale di complemento con funzione di coordinamento informatico, a supporto della piattaforma missile-antimissile H.A.W.K, un sistema d’arma a medio raggio progettato per l’intercettazione di aerei nemici a bassa e media quota, composto da radar, centro di comando, e batterie di lancio in grado di guidare i missili MIM-23 con precisione semi-attiva. Il sistema di lancio? A valvole!!!

Facevo parte di un team tecnico ridotto, l'unità informatica era composta da soli 5 specialisti. Ma nella realtà quotidiana significava qualcosa di molto più concreto e, allo stesso tempo, surreale.

Usavo un Olivetti M24, con processore Intel 8086 a 8 MHz, 640 KB di RAM e hard disk da 10 MB: una macchina che oggi farebbe sorridere, ma che allora era considerata un terminale solido ed efficace, perfetto per eseguire calcoli balistici reali. Non simulazioni, non esercitazioni teoriche: vere e proprie traiettorie da definire, angoli da correggere, parametri ambientali da inserire, con la consapevolezza che quei numeri sarebbero potuti diventare atti bellici nel giro di pochi minuti.

Il gruppo gestiva anche il magazzino delle parti di ricambio per il sistema missilistico. Un sistema vitale per la prontezza operativa del reparto. E per farlo usavamo un software sviluppato internamente dal comando, in Clipper.

Sì, Clipper: linguaggio dBase-oriented che oggi è archeologia digitale, ma allora era il cuore di una logica gestionale artigianale e rigorosa.

Il software era in costante sviluppo. Ogni giorno qualcosa veniva corretto, rifatto, migliorato. E io mi muovevo tra hardware limitato, interfacce testuali e logiche a prova di errore, sapendo che ogni dato inserito aveva conseguenze operative reali.

C’erano pochi margini di errore. Non esisteva ancora il concetto di "user friendly". Esisteva solo l’efficienza, la robustezza, la responsabilità.

A distanza di anni, mi accorgo che quell’esperienza mi ha insegnato più di molti corsi di management o informatica applicata. Lì ho imparato la disciplina del dato, la logica della macchina, ma soprattutto il peso del contesto: sapere che il tuo lavoro non è fine a se stesso, ma inserito in una rete strategica dove tutto deve funzionare. Subito.

Era il 1990. Nessun cloud, nessuna AI. Solo uomini, silicio, e rigore. E in mezzo, un ragazzo di ventun anni con un M24 acceso e gli occhi ben aperti.

 

 

Hashtag: #NATO #GuerraDelGolfo #missili #informatica #responsabilità

Carlo RECALCATI

Foto di Carlo RecalcatiClasse 1968, studia Fisica a Milano e Antropologia culturale a Bordeaux (Francia).
Oltre alla sua attività professionale, ha instaurato collaborazioni con associazioni, case editrici e riviste, contribuendo con la sua esperienza e il suo know-how in diversi ambiti.
Da sempre appassionato di viaggi, tecnologia, storia e filosofia ha fondato e diretto diverse associazioni di settore e scritto numerosi articoli spaziando dalla ricerca archeologica all'intelligenza artificiale.
Nel 1985 è stato il più giovane membro del Mensa Italia con un QI di 154 sulla Scala di Cattel, pari a 134 Wechsler (WAIS-IV).

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